Il trasporto dei rifiuti in Italia è seguito da una precisa disciplina giuridica. Il fine di tanta attenzione è quello di evitare comportamenti pericolosi per l'uomo e l'ambiente e migliorare le operazioni di distribuzione degli scarti.
Le tipologie di rifiuti
Generalmente, ogni categoria di rifiuti ha un suo percorso prestabilito. Se si tratta dei rifiuti solidi urbani – quelli più comuni e meno pericolosi – basta l'intervento delle compagnie della pubblica amministrazione; invece, nel caso di rifiuti speciali (ospedalieri o pericolosi, come l'amianto) occorre spesso una ditta specializzata.
Si tratta, spesso, infatti, di situazioni pericolose per le quali si necessitano skill e strumenti particolari.
Le leggi sul trasporto
Il trasporto dei rifiuti di Roma soggiace a numerose leggi e disposizioni comunali. La prima regola – o meglio: l'obiettivo – è quello di rendere questo processo più efficiente possibile sia nel momento della mera distribuzione ma anche in occasione del riciclo. Per qualsiasi trasporto di rifiuti a Roma, come in tutta Italia, il primo consiglio è quello di rivolgersi a ditte specializzate. L'utilità di questo contatto deriva dagli oneri burocratici ai quali occorre sottoporsi nel momento in cui si prende in carico un qualsiasi tipo di rifiuto, soprattutto quelli ingombranti.
Anche grazie al Catalogo Europeo dei Rifiuti, è oggi possibile assegnare un'etichetta a tutti i residui, sia casalinghi, industriali, edili, pericolosi e non: ad ogni categoria è associato un diverso percorso e smaltimento. Le ditte dedicate allo smaltimento dei rifiuti offrono anche la consulenza necessaria per compilare tutta la modulistica.
I rifiuti speciali
Esistono poi, nell'ambito del trasporto dei rifiuti a Roma, elementi per i quali occorre un percorso particolare. Fra questi, quelli più comuni sono i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e l'eternit.
Per smaltire i primi, è possibile percorrere diverse strade. Innanzitutto è giusto sottolineare come ogni Comune abbia messo a disposizione delle postazioni di raccolta – spesso attive in determinati giorni e orari – adibite proprio questa categoria di residui. Si parla quindi di televisori, pc, elettrodomestici e così via.
È anche possibile, tuttavia, recarsi dal rivenditore il quale, in occasione dell'acquisto di un nuovo modello, è obbligato ad accettare il vecchio elettrodomestico.
Saranno le ditte private o quelle comunali ad occuparsi della raccolta e dello smistamento.
Per quello che riguarda l'eternit, che è il nome commerciale dell'amianto, occorre seguire un iter diverso. La ditta, infatti, che se ne dovrà occupare, deve richiedere l'autorizzazione dell'Asl e può, una volta conseguita, decidere di seguire strade diverse, che vanno dal confinamento dell'area alla rimozione del materiale.
La burocrazia: scopri i documenti che accompagnano i rifiuti
La documentazione che riguarda il trasporto dei rifiuti è composta dal Formulario di Identificazione dei Rifiuti (FIR), il Registro di Carico e Scarico e il il Modello Unico di Dichiarazione ambientale (detto MUD). Lo scopo di questa procedura è quello di identificare in maniera univoca il tipo di rifiuto ed utilizzare i canali più adeguati per trattarlo. Si tratta di tre elementi diversi che il Sistri – Sistema di Controllo della Tracciabilità dei Rifiuti - avrebbe dovuto sostituire. Il Sistri è un sistema informatico ideato per rendere tutto il processo telematico e quindi più veloce.
Allo stato attuale, la compilazione della documentazione è a carico del produttore di scarti. Questo, se privato, può tuttavia delegare la ditta specializzata che spesso e volentieri presta consulenza anche per quello che riguarda la burocrazia dei rifiuti. Soprattutto il FIR è fondamentale perché viene prodotto in più copie che rimangono a tutti gli anelli della filiera: il produttore di rifiuti, il distributore e il destinatario (spesso una discarica). Questo permette di seguire l'intero iter del trasporto.
Oltre ai documenti citati, è importante il Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER). Si tratta di un catalogo che assegna ad ogni categoria di scarto un codice alfanumerico. La ratio di questa scelta sta nella volontà di omologare sia le pratiche di smaltimento sia sia i nomi dei rifiuti all'interno dei confini comunitari.